Il Presidente Donald Trump avrebbe deciso di far uscire gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi contro il cambiamento climatico. Per Adoc è necessario che l’Unione Europea profonda i massimi sforzi per diventare leader del movimento a tutela dell’ambiente e della sostenibilità.
“Trump sta alzando il primo muro, quello contro l’ambiente – dichiara Roberto Tascini, Presidente dell’Adoc – l’accordo di Parigi ha segnato un momento decisivo per le sorti dell’umanità, della difesa dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile. Che gli Stati Uniti, uno dei principali Paesi produttori di energia non rinnovabile, si tirino fuori è un duro colpo. Ma è anche l’occasione, per l’Unione Europea, di compattarsi e di ergersi come leader del movimento globale di contrasto al cambiamento climatico. Ora più che mai è necessario restare uniti e moltiplicare gli sforzi per raggiungere gli obiettivi previsti dall’accordo.”
Accordo di Parigi #COP21
alla conferenza sul clima di Parigi (COP21) del dicembre 2015, 195 paesi hanno adottato il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sul clima mondiale.
L’accordo definisce un piano d’azione globale, inteso a rimettere il mondo sulla buona strada per evitare cambiamenti climatici pericolosi limitando il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2ºC.
Elementi chiave
L’accordo di Parigi è un ponte tra le politiche odierne e la neutralità rispetto al clima entro la fine del secolo.
Mitigazione: ridurre le emissioni
I governi hanno concordato di:
- mantenere l’aumento medio della temperatura mondiale ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali come obiettivo a lungo termine
- puntare a limitare l’aumento a 1,5°C, dato che ciò ridurrebbe in misura significativa i rischi e gli impatti dei cambiamenti climatici
- fare in modo che le emissioni globali raggiungano il livello massimo al più presto possibile, pur riconoscendo che per i paesi in via di sviluppo occorrerà più tempo
- procedere successivamente a rapide riduzioni in conformità con le soluzioni scientifiche più avanzate disponibili.
Prima e durante la conferenza di Parigi, i paesi hanno presentato piani nazionali di azione per il clima completi (INDC). Questi non sono ancora sufficienti per mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 2ºC, ma l’accordo traccia la strada verso il raggiungimento di questo obiettivo.
Trasparenza ed esame della situazione a livello mondiale
I governi hanno concordato di:
- riunirsi ogni cinque anni per stabilire obiettivi più ambiziosi in base alle conoscenze scientifiche
- riferire agli altri Stati membri e all’opinione pubblica cosa stanno facendo per raggiungere gli obiettivi fissati
- segnalare i progressi compiuti verso l’obiettivo a lungo termine attraverso un solido sistema basato sulla trasparenza e la responsabilità.
Adattamento
I governi hanno concordato di:
- rafforzare la capacità delle società di affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici
- fornire ai paesi in via di sviluppo un sostegno internazionale continuo e più consistente all’adattamento.
Perdite e danni
L’accordo, inoltre, riconosce
- l’importanza di scongiurare, minimizzare e affrontare le perdite e i danni associati agli effetti negativi dei cambiamenti climatici
- la necessità di cooperare e migliorare la comprensione, gli interventi e il sostegno in diversi campi, come i sistemi di allarme rapido, la preparazione alle emergenze e l’assicurazione contro i rischi.
Ruolo delle città, delle regioni e degli enti locali
L’accordo riconosce il ruolo dei soggetti interessati che non sono parti dell’accordo nell’affrontare i cambiamenti climatici, comprese le città, altri enti a livello subnazionale, la società civile, il settore privato e altri ancora.
Essi sono invitati a:
- intensificare i loro sforzi e sostenere le iniziative volte a ridurre le emissioni
- costruire resilienza e ridurre la vulnerabilità agli effetti negativi dei cambiamenti climatici
- mantenere e promuovere la cooperazione regionale e internazionale.
Assistenza
- L’UE e altri paesi sviluppati continueranno a sostenere l’azione per il clima per ridurre le emissioni e migliorare la resilienza agli impatti dei cambiamenti climatici nei paesi in via di sviluppo.
- Altri paesi sono invitati a fornire o a continuare a fornire tale sostegno su base volontaria.
- I paesi sviluppati intendono mantenere il loro obiettivo complessivo attuale di mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 e di estendere tale periodo fino al 2025. Dopo questo periodo verrà stabilito un nuovo obiettivo più consistente.