Sharing economy, cresce la popolarità in Europa, Italia nella Top Ten

La Francia è il Paese europeo con il maggior numero di utilizzatori, Italia nella Top Ten

Secondo un’indagine dell’Unione Europea sulla diffusione e l’utilizzo della sharing economy o economia collaborativa che dir si voglia, un cittadino europeo su sei, il 15% circa in termini percentuali, ha utilizzato piattaforme collaborative.

Un fenomeno in crescita, oggetto non solo di curiosità ma anche di profonde e spesso agitate discussioni in merito alla loro legalità e alla concorrenza con i servizi tradizionali nello stesso settore.

Stiamo parlando dei vari Uber, AirBnB, Deliveroo, Blablacar.

App e soluzioni digitali che fanno da ponte tra la domanda dei consumatori, orientata verso il risparmio, e l’offerta di chi intende ottenere qualche entrata extra mettendo a disposizione la propria macchina o casa.

Anche se non manca chi sta trasformando un’attività sporadica nella prima e unica fonte di reddito.

Secondo l’indagine i maggiori utilizzatori, per fascia d’età, sono i cittadini tra i 25-39 anni (27%), seguiti dai cittadini di età compresa tra i 40 e i 54 anni.

Per quanto riguarda l’utilizzo in base alla Nazione, la Francia è il Paese europeo con il maggior numero di utilizzatori. Oltralpe il 36% dei cittadini ha usufruito nell’ultimo anno dei servizi messi a disposizione dalle piattaforme. L’Italia è nella top ten dei Paesi dove la sharing economy ha riscosso più successo, piazzandosi al 9° posto con il 17% dei cittadini ad aver utilizzato i servizi, al pari della Bulgaria.

I quattro settori più popolari sono l’alloggio, i trasporti, il crowfunding e prestiti e il mercato del lavoro online per posizioni specializzate e non (ad es. consegne e servizi, consulenza, ecc…).

In Europa il totale delle transazioni effettuate attraverso queste piattaforme ha raggiunto i 28 milioni di euro nel 2015, quasi il doppio dell’anno precedente.

Come funziona l’economia collaborativa

Ogni transazione coinvolge tre parti: il consumatore, chi offre il servizio e la piattaforma che li fa incontrare e prende per questo una commissione fissa sulla transazione.

Una delle idee chiave dell’economia collaborativa è quella di sfruttare il valore di beni non utilizzati o sotto-utilizzati. Hai una stanza in più che non usi? Tramite alcune di queste piattaforme la puoi mettere in affitto alla giornata.
Tranne che in rari casi non avviene uno cambio di proprietà.

Ricordiamo che non tutte le piattaforme sono orientate al profitto: alcune usano il tempo o i favori come moneta di scambio, altre semplicemente si fondano sui contributi volontari degli utenti. L’esempio migliore di questo modello è Wikipedia, l’enciclopedia online lanciata nel 2001, che è arrivata a essere la più grande enciclopedia al mondo con più di cinque milioni di articoli in inglese.

Le criticità

Il successo delle piattaforme collaborative solleva molte inquietudini non solo a proposito dei diritti dei lavoratori, che devono essere protetti e devono beneficiare di giuste condizioni di lavoro, ma anche riguardo ai vantaggi di cui queste piattaforme beneficiano rispetto alle compagnie tradizionali, limitate da regole più restrittive.