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Senza il bonus babysitter l’estate diventa più cara. I consigli sui centri estivi di Roberto Tascini, presidente dell’ADOC

Senza il bonus babysitter l’estate diventa più cara. L’intervista rilasciata dal Presidente dell’ADOC a Today.it 

Il bonus babysitter non esiste più, non è stato nemmeno inglobato dall’Assegno Unico, e quindi il periodo estivo resta scoperto. Le spese per i centri estivi o la baby sitter sono tutti a carico delle famiglie, con cifre che oscillano dai 60 ai 250 euro a settimana a figlio. A chi non può permettersi di pagare queste somme non resta che verificare sul sito della propria regione se sia uscito un bando per finanziare la frequenza dei centri estivi per i bambini. Una volta presentata la domanda bisognerà rientrare in graduatoria, nella consapevolezza che l’offerta dei centri estivi pubblici è sempre molto più bassa della domanda. Abbiamo approfondito l’argomento con Roberto Tascini, presidente dell’ADOC – Associazione nazionale per la difesa e l’orientamento dei consumatori.

Del bonus centri estivi 2022 non c’è traccia. Quest’anno le famiglie italiane potranno contare su un contributo da parte dello Stato?

“Il bonus baby sitting non è stato prorogato e non ci sono al momento bandi di carattere nazionale. Inoltre, il bonus baby sitting e centri estivi non è stato inglobato dall’Assegno Unico. Il periodo estivo, resta così scoperto. Ovviamente senza bandi nazionali sono le realtà locali a colmare il gap.  La prima regione che si è mossa in tal senso è l’Emilia Romagna che ha deciso di sostenere le famiglie mettendo sul piatto 6 milioni di euro dal Fondo sociale europeo, avviando un bando per finanziare la frequenza dei centri estivi per i bambini tra 3 e 13 anni (17 anni in caso di disabilità certificata ai sensi della legge 104/1992). Alle famiglie con attestazione Isee non superiore a 28 mila euro spetta un sostegno economico di 336 euro a figlio (112 euro a settimana). La domanda va trasmessa online e l’assegnazione del buono dipenderà dal rispetto dei requisiti e dalla priorità cronologica dell’invio dell’istanza. A cascata anche altre regioni hanno destinato risorse a sostegno delle famiglie con modalità differenti nei vari territori. Il consiglio è visitare i siti delle regioni per verificare i requisiti, le modalità e le scadenze per presentare la domanda.

Anche l’INPS ha messo a disposizione un nuovo fondo per il pagamento della frequenza nei centri estivi. Il bonus consiste in un rimborso spese fino a 100 euro alla settimana per la frequenza dei figli ad un centro estivo diurno. Chi può beneficiarne? Tutti i dipendenti e pensionati della pubblica amministrazione. Il bonus centri estivi di fatto è un bando che stabilisce una graduatoria per erogare il fondo, per cui è necessario presentare una apposita richiesta di partecipazione. Per procedere alla presentazione della domanda online bisogna presentare una richiesta specifica all’INPS entro il 20 giugno 2022, e l’ISEE del nucleo famigliare. La graduatoria sarà pubblicata il 20 luglio 2022, da cui sarà possibile conoscere i beneficiari”.

Le famiglie italiane sono tartassate dai rincari generalizzati e ora con la fine delle scuole si ritrovano a dover affrontare anche le spese per i centri estivi. Di che cifre stiamo parlando?

“Ogni Regione per i centri estivi ha un proprio “tariffario” per così dire, con prezzi in linea con il costo della vita sul territorio e questo vale anche per ciò che riguarda i centri estivi. La spesa oscilla dai 60 euro a settimana fino a 250 euro a bambino (da 3/4 fino a 12/14 anni). Il costo medio di un centro estivo privato si attesta quindi sui 155 euro a settimana (da mattina a pomeriggio). Si scende a 83 euro circa qualora il bambino frequenti mezza giornata (fino alle 14). Se poi la famiglia provvede al pranzo al sacco e alla merenda il costo si riduce a 75 euro circa a bambino e se poi la frequenza è prevista anche per fratelli e sorelle alcune realtà offrono sconti dal 10 al 20%. I costi non sono bassi, si può arrivare fino a 500 euro e oltre, cifra che, per molte persone, rappresenta anche il 40%, se non di più, dello stipendio e che sarebbe impossibile da sostenere, senza un aiuto statale. Ecco che diviene importante munirsi di Isee”.

E’ possibile trovare una soluzione alternativa ai centri estivi privati?

“L’alternativa ai centri privati è il pubblico, oppure ci si organizza in famiglia. Oppure con formule di babysitteraggio nelle comunità (ad esempio condomini)”.

Perché in questi anni non si è fatto ancora nulla per aumentare l’offerta dei centri estivi comunali?

“Si è fatto poco per aumentare l’offerta dei centri estivi comunali. Da sempre c’è una scarsa sensibilità delle amministrazioni locali e centrali per le politiche sociali, in questo caso di sostegno alle famiglie. Mancano fondi e risorse”.

Grazie al covid abbiamo dimostrato che si può lavorare anche in smart working. Cosa ne pensa dell’idea di introdurre il lavoro da remoto nel periodo estivo visto che per molte famiglie, specie quelle con più figli, è difficile farsi carico della spesa dei centri estivi?

“Lo smart working si è rivelato uno strumento molto importante nel periodo emergenziale. Il suo utilizzo deve essere regolato al meglio per fare in modo che da strumento di necessità diventi un momento di utilità lavorativa, ma è necessaria una regolamentazione in tal senso a livello contrattuale.  Nonostante il boom dell’utilizzo dello smart working nel periodo della pandemia, oggi assistiamo ad un ritorno al passato. Lo smart working contrattualizzato e concordato con le organizzazioni sindacali può essere una leva per migliorare la qualità della vita delle persone e la qualità dell’ambiente. Con la chiusura delle scuole lo smart working poteva essere una risposta parziale alle necessità di molte famiglie, invece, dai segnali che riceviamo, molte aziende stanno tornando sui propri passi e sono legate a schemi produttivi oramai obsoleti e superati”.