L’inflazione diminuisce solo per effetto del calo del prezzo dell’energia, ma i benefici per le famiglie risultano marginali perché il governo Meloni ha reintrodotto gli oneri di sistema, che pesano per il 54%, dopo averne promesso l’azzeramento. Si tratta di una frenata effimera, di natura soltanto congiunturale, destinata probabilmente a scomparire già nei dati di Novembre.
I prezzi di largo consumo, tra lavorati e non, continuano ad essere più alti del 7%, rispetto alla stessa inflazione, i prezzi degli alimenti per bambini superano il 15% e i pannolini rappresentano un alto costo per quelle famiglie dove ci sono bimbi o persone anziane.
In questa fase di continua contrazione di salari e aumenti dei prezzi, continua la narrazione di interventi a favore delle famiglie più povere, quando nella realtà crescono sempre più quelle in povertà assoluta; il potere d’acquisto dei redditi medi dei lavoratori dipendenti e pensionati è eroso dell’8% e si continua a non osare a prendere decisioni coraggiose come quella di intervenire sulla catena commerciale, che fa crescere il fatturato solo ad alcune catene della grande distribuzione, e aiutare per davvero famiglie e consumatori.
Per una lotta vera alla contrazione dei consumi, per aiutare la ripresa della produzione del nostro Paese occorrono decisioni ferme. Per questi motivi, e anche rispetto ai dati di oggi sull’inflazione, che al di là del titolo confermano la negatività dei prezzi al consumo e dei servizi, concordiamo con le ragioni dello sciopero dei sindacati confederali e saremo con loro nelle piazze nei prossimi giorni, a partire dal 17 Novembre: una ragione in più per esserci e sostenere il diritto costituzionalmente garantito dello sciopero.
Il Paese non può tornare indietro sui diritti, sulla difesa del potere d’acquisto e sull’accesso ai servizi dalla scuola ai trasporti fino alla sanità, contro le ingiustizie e le disuguaglianze.