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REA: il patto anti-inflazione non sia solo di facciata

Chiediamo interventi strutturali , non spot di tre mesi

È grave che a tutt’oggi le Associazioni dei Consumatori aderenti al CNCU non siano state assolutamente informate del Patto anti inflazione, che sarà siglato il 28 Settembre dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, insieme alle associazioni aderenti della distribuzione, del commercio e dell’industria del largo consumo. Per quale ragione? Forse perché il patto è troppo generico? Forse perché si darà troppa libertà alle imprese di aderire a proprio piacimento individuando, secondo criteri poco chiari e trasparenti, i prodotti da tenere a prezzi calmierati? Addirittura qualcuno si cimenta a fare calcoli su possibili e ipotetici risparmi, ma su quali basi si fanno questi calcoli? E poi, infine, quali saranno i prodotti che saranno inseriti nel paniere?

 

Temiamo che questo patto, che avrebbe potuto rappresentare un significativo sostegno in favore dei consumatori ascoltando le istanze delle associazioni, sia esclusivamente un’operazione di marketing e di facciata, con il paradosso che questa volta le campagne pubblicitarie saranno non a carico della singola catena distributiva, ma dell’intera collettività. 

 

Il rischio è che gli ipotetici prodotti a prezzi calmierati abbiano già subito ulteriori rincari rispetto a quelli già registrati negli ultimi due mesi. 

Le famiglie sono in grande sofferenza, i costi del caro carrello si aggiungono a quelli esorbitanti di energia e carburante che stanno ritornando ai picchi raggiunti lo scorso anno. 

Chiediamo interventi concreti e strutturali, non spot di tre mesi. È assolutamente fondamentale rendere permanente la convocazione della Commissione di Allerta rapida, dotare Mister Prezzi di poteri sanzionatori e di individuare strumenti efficaci come gli Osservatori territoriali, per stanare fenomeni speculativi.

 

Chiediamo, infine, al Governo di ridurre l’Iva al 5% ed eliminare le accise e gli oneri di sistema su energia e carburanti, spostandoli sulla fiscalità generale, ridurre il cuneo fiscale per aumentare il potere d’acquisto di lavoratori dipendenti e pensionati.