Pagare col bancomat, missione “quasi” imPOSsibile

Dal 2014 il Codice del Consumo prevede che ogni esercente o professionista debba obbligatoriamente essere in possesso di un POS.

Il POS (Point Of Sale, “punto di vendita”) è un dispositivo elettronico, con annesso servizio bancario, che consente ad un creditore di accettare e incassare, direttamente sul proprio conto corrente, i pagamenti elettronici mediante moneta elettronica, ovvero tramite carte di credito, di debito e prepagate, da parte dei clienti debitori.

Tale normativa è stata rafforzata dalla Legge di Stabilità 2016, che ha esteso l’obbligo di ricezione passato anche alle carte di credito. L’impresa o il professionista si trovano ad essere in obbligo verso il cliente, di favorirgli i loro servizi, anche tramite pagamento elettronico e non solo in contanti. Sostanzialmente, il cliente che si presenti presso un’attività commerciale con carte elettroniche, può tranquillamente accedere ai servizi di questa, senza la preoccupazione di avere portato o meno con se dei contanti.

La legge impone che chiunque si occupi di vendita di prodotti e prestazione di servizi (compresi quelli professionali) debba accettare carte di credito e prepagate.

Tuttavia di questa normativa non ne sono consapevoli, o la ignorano completamente, molti professionisti. Mentre sono ancora più confusi gli acquirenti, che alla negazione del bancomat tirano fuori i contanti o rinunciano all’acquisto senza chiedersi se pagare con carta sia un diritto previsto dalla legge.

POS obbligatorio ma non sanzionabile: l’ennesimo paradosso all’italiana

Facciamo una premessa. L’introduzione del POS obbligatorio serve a contrastare l’evasione fiscale, dato che ogni movimento è totalmente tracciabile e promuovere i micro-pagamenti elettronici. Per questo la Legge di Stabilità 2016 ha decretato che anche i liberi professionisti (ad es. medici, dentisti, avvocati…) debbano accettare i pagamenti in modalità elettronica dai loro rispettivi clienti. Professionisti ed esercenti, stando a quanto dice la legge, hanno l’obbligo di accettare pagamenti digitali anche per importi inferiori ai 30€. Quindi si può pagare con carta anche al bar.

Ma attualmente chi non rispetta l’obbligo di accettare pagamenti digitali non incorre in nessuna sanzione.

Il Ministro dell’Economia e delle Finanze e il Ministero dello Sviluppo Economico avrebbero dovuto definire i tetti delle commissioni applicati ai pagamenti elettronici, per favorire la totale trasparenza, e predisporre che esse siano commisurate ai servizi effettivamente erogati. Ma finora nulla è stato normato. In presenza di tale vuoto normativo, negozianti, ristoratori e professionisti che negano la possibilità di pagare con carta sono in difetto per legge ma non sanzionabili.

Quindi, il consumatore che intende pagare un prodotto o un servizio tramite carte elettroniche e non in contanti, è perfettamente in linea con quanto previsto dalla legge. Non lo è invece il proprietario dell’attività che rifiuta la carta elettronica e chiede forzatamente il pagamento in contanti. Visto quanto previsto dalla legge, con questo comportamento, di fatto l’esercente o il professionista che sia, nega i suoi servizi all’utente.

Cosa si può fare?

L’impresa o il professionista non possono negare al consumatore i suoi diritti, ma deve permettere all’utente di andarsene senza pagare gli acquisti/servizi mettendo in atto nei confronti di questo, un credito. Ovvero, il cliente si recherà in un secondo momento presso l’attività commerciale per effettuare il pagamento. Tali condizioni per i pagamenti sopra esposte riguardano anche tutte quelle situazioni in cui l’esercente ha un POS che per diversi motivi potrebbe essere fuori uso.