Quarant’anni fa, nel 1978, consumammo tutte le risorse prodotte dalla Terra il 7 novembre. Quest’anno l’Earth Overshoot Day è il 1° agosto. In due generazioni abbiamo spostato il limite di ben 92 giorni, tre mesi pieni. La data più anticipata da quando, proprio negli anni Settanta, il Pianeta è entrato in una condizione di debito ecologico.
L’Earth Overshoot Day è la data in cui la popolazione mondiale inizierà a sfruttare più risorse di quante il pianeta sia in grado di rinnovare durante l’anno. La data è indicata dal Global Footprint Network, un’organizzazione internazionale di ricerca, secondo cui per soddisfare la domanda di risorse naturali occorrerebbero in pratica 1,7 pianeti Terra, perché l’umanità usa la natura con una velocità 1,7 volte superiore a quanto gli ecosistemi della terra possano rigenerarne.
Il calcolo della data avviene attraverso l’impronta ecologica, che somma la domanda di cibo, di legname e fibre e l’assorbimento delle emissioni di carbonio derivanti dalla combustione di combustibili fossili.
I costi di questo sovrasfruttamento ecologico sono pesanti e ben visibili e avvertibili: comprendono deforestazione, pesca eccessiva, carenza di acqua dolce, perdita di biodiversità, accumulo di anidride carbonica in atmosfera. E tutto questo aggrava i cambiamenti climatici e porta a siccità, incendi boschivi, uragani.
Secondo il Global Footprint Network ci sono quattro aree di intervento che permetterebbero di affrontare il debito ecologico: intervenire sulle città, dimezzando la guida delle auto private e sostituendo un terzo delle auto con mezzi pubblici, bici e camminate, farebbe guadagnare 12 giorni; altri giorni verrebbero dal controllo demografico; 93 giorni si guadagnerebbero se si riducesse del 50% l’impronta di carbonio; 38 giorni si potrebbero guadagnare se si dimezzasse lo spreco di cibo.
Ma il consumo di risorse naturali non è uguale in tutto il mondo. Se infatti l’86% della popolazione mondiale vive in paesi con deficit ecologico, ci sono anche dei segnali positivi: l’impronta ecologica pro-capite per i paesi ad alto reddito è diminuita dal 12,9% dal 2000 e fra i paesi col maggior calo ci sono Singapore (-32,1%), Bahamas (-26,2%), Danimarca (-19%); Stati Uniti (-18,4%), Regno Unito (-16,6%) e Francia (-15,5%). Allo stesso tempo, se tutti gli abitanti della terra vivessero come negli Stati Uniti, servirebbero 5 pianeti Terra; ne servirebbero 4,1 con lo stile di vita che si segue in Australia; 3,5 per il Sud Corea, 3,3 per la Russia e 3 per la Germania. Se tutta l’umanità vivesse come in Italia, servirebbe l’equivalente di 2,6 pianeti. Sempre secondo il Secondo il Global Footprint Network, in Italia abbiamo utilizzato 4,6 volte le risorse del paese, terzi nel mondo dopo Sud Corea e Giappone.