Il 16 giugno il conto complessivo con la prima rata di giugno sarà quest’anno di 10,1 miliardi di euro (20,2 miliardi di euro il conto totale a fine anno).
Oltre 25 milioni di proprietari di immobili diversi dall’abitazione principale (il 41% sono lavoratori dipendenti e pensionati), dovranno presentarsi alla “cassa”, per l’acconto dell’IMU/TASI.
Il costo medio complessivo dell’IMU/TASI su una “seconda casa” ubicata in un capoluogo di provincia, spiega Guglielmo Loy – Segretario Confederale UIL – sarà di 1.070 euro medi (535 euro da versare per l’acconto), con punte di oltre 2 mila euro nelle grandi città (oltre 1.000 euro di acconto).
Mentre se si prendono in considerazione i costi dell’IMU/TASI sulle prime case cosiddette di lusso (abitazioni signorili, ville e castelli), sempre ubicate in un capoluogo di provincia, il costo medio è di 2.610 euro (1.305 euro l’acconto di giugno), con punte di oltre 6 mila euro (oltre 3.000 euro la prima rata di giugno).
Chi possiede una seconda pertinenza dell’abitazione principale della stessa categoria catastale (cantine, garage, posti auto, tettoie), dovrà versare l’IMU/TASI con l’aliquota delle seconde case con un costo medio annuo di 56 euro (28 euro la rata di giugno), ma con punte di 110 euro/anno.
La media dell’aliquota applicata per le seconde case tra IMU e TASI, commenta Guglielmo Loy, ammonta al 10,4 per mille, ed in molti Comuni (480 municipi di cui 18 Città capoluogo) è stata confermata “l’addizionale TASI” (fino ad un massimo dello 0,8 per mille), introdotta per finanziare negli scorsi anni le detrazioni per le abitazioni principali.
IL COSTO DELL’IMU/TASI SECONDE CASE NELLE CITTA’ CAPOLUOGO
Secondo i risultati del rapporto il costo maggiore in valore assoluto per una seconda casa a disposizione si registra a Roma con 2.064 euro medi, di cui 1.032 euro per l’acconto il prossimo 16 giugno; a Milano, invece, si pagheranno 2.040 euro medi (1.020 euro la rata di giugno); a Bologna 2.038 euro (1.019 euro l’acconto); a Genova 1.775 euro (888 euro l’acconto); a Torino 1.745 euro (872 euro l’acconto).
Valori più “contenuti”, invece, ad Asti con un costo medio di 580 euro (290 euro la prossima rata di giugno); a Gorizia con 582 euro (291 euro l’acconto); a Catanzaro con 659 euro (330 euro l’acconto); a Crotone con 672 euro (336 euro l’acconto); a Sondrio con 674 euro (337 euro l’acconto).
IL COSTO DELL’IMU/TASI SECONDE PERTINENZE NELLE CITTA’ CAPOLUOGO
Per una seconda pertinenza della stessa categoria catastale a Roma si pagano mediamente 110 euro annui (81 euro per una cantina o 139 euro per un box-posto auto); a Milano 99 euro annui (76 euro per una cantina, 122 euro garage o posto auto); a Bologna 96 euro annui (68 euro per una cantina, 123 euro per un garage); a Firenze 95 euro annui (67 euro per una cantina, 122 euro per un garage); a Napoli 95 euro annui (67 euro per una cantina, 123 euro per un garage).
LE ALIQUOTE DELL’IMU/TASI SECONDE CASE NELLE CITTA’ CAPOLUOGO
Stante il blocco delle aliquote anche per l’anno in corso le aliquote non hanno subito rialzi, ma non hanno nemmeno subito ribassi, cosa questa possibile, ma non attuata da nessuna Città limitandosi a riconfermare le aliquote dello scorso anno.
18 Città hanno confermato l’addizionale della TASI sugli altri immobili, per cui in questi Comuni le aliquote superano quella massima dell’IMU (10,6 per mille). In particolare Roma, Milano, Ascoli, Brescia, Brindisi, Modena, Potenza, Rieti, Savona, Verona, hanno scelto l’aliquota dell’11,4 per mille; Macerata l’11,3 per mille; Terni e Siena, l’11,2 per mille; Lecce e Massa l’11 per mille; Agrigento il 10,9 per mille; Caltanissetta il 10,7 per mille.
Altre 70 Città capoluogo, sempre sulle seconde case, applicano l’aliquota del 10,6 per mille tra cui Torino, Bologna, Firenze, Napoli, Palermo, Bari.
CONCLUSIONI
Il tema della tassazione sulla casa pone la questione se e come alleviare il peso per i contribuenti meno abbienti e, conseguentemente, chiedere un contributo maggiore a chi ha più disponibilità.
Ciò è stato sottolineato anche dalla Commissione Europea nelle recenti “Raccomandazioni Paese”, quando chiede all’Italia la reintroduzione della tassa sulle prime case per gli “alti” redditi.
Una tesi, questa, che avrebbe fondamento , conclude Loy, se non ci trovassimo però di fronte a due paradossi: un alto grado di infedeltà fiscale e valori catastali vecchi, iniqui e che non corrispondono al valore reale dell’immobile.
Per cui prima di parlare di reintroduzione di tasse sulle prime case sarebbe il caso di partire dalla revisione dei criteri che regolano i valori catastali che non significa maggiori prelievi ma una diversa e più equa ripartizione del prelievo sugli immobile.
Ovviamente sempre accompagnano questo processo con una lotta “senza se e senza ma” all’evasione fiscale.
Nel contempo va, però, riequilibrato il rapporto Stato/Enti Locali in tema di fiscalità dando certezze alle istituzioni locali ed ai contribuenti puntando alla riduzione della pressione fiscale.