Quando fa bena ascoltare la musica e non il suono delle sirene

Al clamore seguito ai tragici fatti accaduti ad Alatri (Fr) dove Emanuele rimase vittima del branco davanti ad una discoteca scegliemmo il silenzio. Un silenzio con il quale intendevamo rispettare anche la memoria di Lamberto, Ilaria, Crescenzo e tutti gli altri/e teenager che per effetto o per cause riconducibili all’assunzione di droghe e/o alcolici in discoteca, erano morti. Aspettavamo un momento di calma (ingenuamente) per poter formulare non un  ”j’ accuse” contro le discoteche, ma esprimere la nostra opinione su quella piccola particella del mondo, denominato discoteca. Un luogo d’incontro dove i nostri ragazzi dovrebbero trovare unicamente divertimento e spensieratezza e non invece… lampeggianti e sirene! Ma in una guerra, non c’è mai sufficiente spazio per una tregua…sirene e lampeggianti stavolta si sono recati a Lugo di Ravenna: Matteo è stato abbandonato dagli amici nella sua auto dopo una notte di eccessi e discoteche.

Un altro giovane finito al centro di un interesse mediatico, di un diritto di cronaca che, ancora una volta, oltre l’indignazione non cambierà il futuro. L’ennesimo episodio consumato nell’ oscurità e nel silenzio delle notti del fine settimana che ci trova testimoni inermi delle devastazioni provocate dall’uso di alcol e droghe nelle sale (o in luoghi limitrofi) da “sballo”. Nel 2005 si contavano in Italia quasi 5000 discoteche, oggi di attive ce ne sono solo 2500.Il boom e la relativa febbre del sabato, sera degli anni 80 e 90 solo un lontano ricordo. Del vinile e dell’abbigliamento alla Tony Manero è rimasta solo la nostalgia …

Allora gli appassionati della disco erano di solito coppie che andavano dai 24 anni in su, adesso sono gruppi di ragazzi o di ragazze, italiani e stranieri, che vanno nei locali con un’idea di divertimento distorta, quella dello sballo. Una distorsione che può mettere a rischio soprattutto le altre persone che frequentano (sempre meno) le discoteche. Per aumentare il “livello di sicurezza” i gestori delle sale seppur hanno visto dimezzare il numero dei frequentatori rispetto ad alcuni anni fa, hanno raddoppiato quello dei cosiddetti “buttafuori” anche se la normativa vigente in Italia ha ormai drasticamente modificato anche questa figura “storica” dei locali mutandola nella nuova denominazione di “Responsabile della Sicurezza”. Questo responsabile è quasi sempre inserito, in una struttura aziendale esterna ai locali che con essi stabilisce un contratto di collaborazione improntato sul “Controllo dei flussi delle persone e sul servizio di sorveglianza” del locale. Molte di queste società sono regolarmente dotate di nullaosta prefettizio che consente appunto di svolgere soltanto attività di controllo sui flussi nei locali. Infatti la “Sicurezza” è completamente e inderogabilmente delegata solo alle Autorità di Polizia che vigilano sull’incolumità dei cittadini. Ma così com’è il sistema non regge.

Del resto prima di noi, a lamentare e a denunciarne tali distorsioni sono gli stessi gestori delle discoteche, lamentando ritardi e carenze legislative. In effetti le norme che regolano il settore sono superate rapportate ad una società che, negli ultimi dieci anni si è completamente modificata. Alcune risalgono addirittura al 1931 mentre le ultime sono del 2000.

La maggior parte delle discoteche effettuano all’ingresso una selezione, facendo entrare alcuni elementi e non facendone entrare altri (in gergo popolare “rimbalzare”). Le selezioni possono avere diversi obiettivi sicuramente quello di garantire nel locale, la massima sicurezza per i frequentatori. I buttafuori, infatti, si impegnano, in genere, a non far entrare elementi che, per come si presentano, possono suscitare apprensione fra la gente e ad espellere immediatamente quelli che provocano disordini all’interno del locale. La selezione alla porta nei locali di pubblico spettacolo, però, va contro la legge italiana (cfr. disciplina paragrafo 14 e 15 (art.187) del regolamento di attuazione del T.U.L.P.S.). Il codice civile infatti, trattando gli esercizi pubblici (quali le discoteche sono), indica che “gli esercenti non possono senza un legittimo motivo, rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne corrisponda il prezzo”. L’eccezione è fatta per l’individuo che si presenta in evidente stato violento, di ebbrezza o di alterazione psichica. Gli stessi “buttafuori” non possono respingere una persona all’ingresso e nemmeno allontanarla dal locale: infatti, sempre secondo il codice civile, gli addetti alla sicurezza dei locali possono al massimo limitarsi a trattenere il soggetto ed a chiamare le forze dell’ordine.

Così, mentre attorno ai nostri ragazzi si concentrano dentro e fuori la discoteca grandi interessi economici i gestori e le forze dell’ordine vengono chiamati all’improbo compito di tutelare i giovani da mix spesso micidiali.

Rispetto al passato, l’età dei ragazzi coinvolti si è abbassata. Oggi l’alcol finisce più facilmente tra le mani degli adolescenti e le droghe sono più accessibili, più economiche, di facile reperibilità. Sono le ragazze a consumare più spesso alcol (nel 56,9% dei casi), soprattutto superalcolici. E tra i più piccoli, 65 su 100 ragazzi fra gli 11 e i 14 anni, il luogo privilegiato per bere alcolici è la discoteca. Più avanti, invece, si beve nei locali pubblici, nei pub.

Questo il trend documentato tempo fa da una indagine «Osservatorio Adolescenti» su un campione di 1553 adolescenti fra i 12 e 18 anni, completata a ottobre 2014, conferma che il consumo di alcol e droga è molto diffuso e comincia precocemente. Al 50,6% degli intervistati capita di bere alcolici, con percentuali che vanno dal 30,8% degli 11-14enni al 66,3% dei 15-19enni. La metà degli adolescenti dice di essersi ubriacato almeno una volta, 33,2 su 100 almeno una volta nell’ultimo mese e 16 tre o più volte.
Poi 13 su 100 ammettono di usare droghe, anche se la percentuale sembra sottostimata, più della metà dei ragazzi «conosce almeno una persona che ne fa uso». Solo 2,8 su 100 dei più piccoli, i ragazzi fino a 14 anni, ammette di utilizzarle, e di trovarle soprattutto in discoteca (53,4%). Contro il 21% dei 15-19enni, che spesso la acquistano altrove, ad esempio nei parchi. E 41 ragazzi su 100 hanno sentito di droga e fumo venduti a scuola.

Le droghe sono sempre più prodotte chimicamente “senza controllo”, ed i cani antidroga non riescono a identificare le sostanze chimiche. Inoltre non costando nulla rispetto al passato accade frequentemente che contengano anche sostanze tossiche o che, consumate insieme all’alcol, diventino mortali.

La sola repressione ed il solo sanzionare se non sarà accompagnato da nuove modalità attente ad una costruzione educativa e solidale tra i giovani sui pericoli diretti ed indiretti causati dall’assunzione di alcol e di droghe, non farà ahimè diminuire il tragico bilancio.

Sia chiaro è giustissimo sanzionare chi non rispetta le regole, dura “lex, sed lex”, ma la vera sfida resta per noi quella di scendere tra il popolo dei giovani, carpirne i bisogni e le aspettative e provare ad alzare l’asticella della qualità che viene loro offerta nel ri cercare il divertimento. Le discoteche debbono poter offrire una dimensione del divertimento diversa. All’interno ed all’esterno delle varie discoteche i ragazzi non possono essere lasciati soli, vanno accompagnati, consigliati, tutelati.  Insomma in una parola protetti.

Ci piace Immaginare le discoteche come luoghi di incontro in cui i giovani possano trovarsi per fare musica o attività, ma in modo attivo, e non passivo come purtroppo avviene.

Occorre costruire una coscienza collettiva nei giovani perché le famiglie ed i gestori delle sale da soli non potranno farcela, per riuscire ad avvicinare i giovani è necessari l’apporto ed il supporto della società, dei media della scuola.

Numerose sono le azioni che potrebbero essere intraprese.

Team opportunamente formati da gestori delle sale, addetti delle forze dell’ordine e medici potrebbero sensibilizzare i ragazzi, sui rischi derivanti dall’uso di alcolici e droghe. Istruendo i ragazzi sulla natura delle varie droghe ed i diversi effetti. Questo senza dimenticare mai, ovviamente, che l’orizzonte dovrebbe essere quello di debellare l’uso di droga. Ma intanto, dando strumenti per limitarne i danni, come i più gravi: le morti per overdose».

Una conoscenza delle droghe potrebbe non solo ridurre drasticamente i danni derivanti dall’uso di stupefacenti per chi li usa abitualmente o occasionalmente, (le due categorie maggiormente a rischio), ma permetterebbe agli operatori specializzati del pronto soccorso di individuare tempestivamente il mix di principi attivi assunti a differenza della condizione attuale, dove si perde molto tempo per individuarne la composizione: nemmeno chi si droga oggi sa esattamente cosa sta assumendo.

Importante il ruolo che svolge il personale “standard” di un locale notturno: dai buttafuori ai barman, ai dj. I buttafuori devono essere  formati per comprendere i segni di un malore. I barman in particolare, dovrebbero capire a chi è meglio non servire più alcolici.

All’uscita dei locali dovrebbero esserci unità mobili che facciano almeno gli etilometri per mostrare a chi supera la soglia quello che rischia o fa rischiare agli amici. Istituire delle apposite navette di “ritorno” aiuterebbe per un facile rientro i ragazzi.

Non dovrebbe inoltre essere permesso lo stazionamento di “bar mobili” e/o comunque la vendita di bevande in prossimità delle discoteche.

Mettere distributori di acqua potabile, almeno in bagno, costerebbe poco o nulla ai gestori permetterebbe però di salvare i ragazzi dall’ipertermia, i colpi di calore. È una cosa semplice. Significa forse rinunciare a quei relativi introiti per le bottigliette. Ma salvare la salute di chi ha preso stupefacenti. i ragazzi spendono i pochi soldi che hanno per bere alcolici. Non per idratarsi. In questi locali notturni, discoteche, feste una bottiglietta d’acqua costar due, tre euro, fino a cinque: troppo!

Spesso gli adolescenti cercano una pausa, e non avendo luoghi adeguati all’interno dei locali, escono, di solito senza prendere il giubbotto perché significherebbe pagare di nuovo il guardaroba o fare una fila coprirsi invece risulterebbe fondamentale per evitare i malori: non facciamoli pagare allora due volte!

Infine dovrebbero esser previste, almeno per le discoteche più grandi e rumorose “sale di decompressione”: luoghi in cui il rumore sia meno assordante e non si vada a ballare ma a conversare, per ristabilire una certa normalità. Permetterebbero ai ragazzi di sottrarsi anche solo brevemente all’esposizione sfrenata al rumore, per riprendere fiato.

I ministeri competenti, della Famiglia e delle Politiche Sociali, il Ministero della Salute e dell’Istruzione potrebbero sinergicamente e periodicamente attivare delle campagne di sensibilizzazione per educare un popolo, in particolar modo quello dei giovani a conoscere.

Conoscere i pericoli e le insidie di un mondo adulto, che sopra tutto in materia di assunzione di alcol e droghe non fa prigionieri, ma solo vittime.

Infine conoscere è anche sinonimo di sapere e in fondo, noi sappiamo che il “Paese dei balocchi ”è sempre lì con i suoi suoni e luci sfavillanti, a ricordarci che si paga sempre un prezzo salato ad un ”divertimento senza regole” e questa non è una massima per vecchi ma deve essere un monito che i giovani, debbono avere sempre presente.